A.R. Bettazzoni, 1989
Nato a Bonorva (Sassari) il 9 luglio 1944 Vittorio Mameli vive e lavora dal 1968 a Castelfranco Emilia.
Autodidatta, nel pieno senso del termine. Orfano di entrambi i genitori è costretto precocemente al lavoro per vivere, ha conseguito la licenza elementare frequentando corsi serali.
Ancora bambino, inizia a dipingere e a scolpire, nelle poche ore di libertà oltre il lavoro, dando così forma ed espressione al suo complesso vissuto interiore, già segnato da un profondo senso di solitudine.
Dopo una pausa di alcuni anni, dettata dagli impegni di lavoro, riprende l'attività artistica e, incoraggiato dalla moglie, partecipa nel 1972 alle prime mostre, ottenendo ben presto i primi riconoscimenti.
La mostra personale, che l'Amministrazione Comunale di Campogalliano nell'ambito delle manifestazioni fieristiche gli dedica, raccoglie un vasto repertorio di opere (147 in totale) che coprono gli ultimi quattordici anni di attività, dal 1975 ad oggi.
Le opere, scolpite in legni diversi (abete, sequoia, cirmolo, rovere, canfora e altri ancora) e sempre ricavate da un blocco unico, mostrano l'originale ricerca e sperimentazione, da parte dell'artista, delle più svariate potenzialità espressive che questa materia calda e viva offre, nelle sue venature o tonalità di colore che suggeriscono sempre nuove trame e figure.
Le sculture che appaiono agli occhi del visitatore, figure stilizzate, tozze o filiformi, trasfigurate dalla fantasia, raccontano nel loro linguaggio essenziale e immediato la concretezza della realtà e del vivere quotidiano: la solitudine, la fatica del lavoro, la sopraffazione dell'uomo sugli altri e sulla natura.
Volto e forme emanano il profondo senso del mistero e dell'arcano; non intenzionalmente ricercati dall'autore, ma creati spontaneamente dall'immaginazione sono spesso simboli evocanti immagini primordiali.
I personaggi, pur nella loro solitudine, appaiono protesi alla ricerca di un contatto con gli altri e con la natura, un legame indissolubile e indispensabile, anche se oggi sovente dimenticato.
E' questo il senso di religiosità che traspare nei diversi soggetti, una religiosità che travalica le istituzioni e che, secondo lo stesso artista, è “superamento dell'egoismo e dell'incompresione” e ricerca di quell'umanità che è in ciascuno di noi.
Anna Rosa Bettazzoni, 1989